Radici….ali….vita….
Ogni volta che liberi un soffione dai suoi semi
Fermati e assapora
La brezza che li trasporta verso nuove radici…
Verso un nuovo mistero da vivere..
Ogni volta che liberi un sogno dalla tua mente
Fermati e assapora
La fatica che lo accompagna verso una nuova realtà...
Verso un nuovo mistero da vivere…
Ogni volta che liberi un desiderio dal tuo cuore
Fermati e assapora
La passione che lo trasforma in una nuova energia…
In un nuovo mistero da vivere…
Ogni volta che la paura ti imprigiona
Fermati, ascoltati e soffia…
La vita è un mistero da vivere.
B.B.
Il percorso psicoterapeutico: un viaggio dentro al viaggio
La persona che vive un percorso terapeutico, proprio come Ulisse, è una persona che viaggia nel viaggio della vita.
Partendo dalla propria patria ( la terra del padre per Ulisse, le origini e i copioni familiari per noi) approda in luoghi sconosciuti abitati da sirene, streghe, giganti, mostri e mangiatori di uomini, in cui si confronta accanto al terapeuta con parti sconosciute di sé.
Nel viaggio psicoterapeutico, proprio come nel viaggio di Ulisse, paziente e terapeuta vivono accanto, un processo di individuazione. L’Ulisse paziente, partendo da una posizione di immobilità, di unità simbiotica e fusione con la propria matrice familiare, attraversa uno stato di separazione dalla “terra del padre”, dalle “origini”, per poi riunificarsi con quella stessa terra in una unità non più confusa, bensì distinta.
Il percorso psicoterapeutico proprio come l’Odissea, ha inizio con il viaggio di andata nell’affronto dei demoni interni: il canto delle sirene ne è metafora delle voci “di dentro”, depositarie di un sapere, di reminescienze, contenuti rimossi della coscienza che l’Ulisse paziente giunge a riconoscere, ricordando.
Ed è proprio ricordando che Ulisse racconta ad Alcino il suo viaggio di andata, attraverso un racconto” favoloso” definito doloroso.
Come Ulisse, il paziente giorno dopo giorno, evento dopo evento, deve lasciare i propri compagni di viaggio, perdere parti di sé per riuscire a differenziarsi.
Il sostenersi al ramo di fico così come nell’alleanza terapeutica, conduce entrambe fuori dalla nebbia di separazione tra l’umano e il non umano, passando attraverso una bocca, e poi un’altra e un’altra ancora fino a che nell’ultima Cariddi scompare permettendo ai due di raggiungere l’isola di Ogigia dove Calipso, offre una sosta divina eterna.
Ma il ritorno non si può scordare e assimilati molti tesori prima inconsci, che saranno utili nell’affronto dei Proci metafora di demoni esterni, avviene la ripartenza e la traversata in mare su di una fragile zattera per la riconciliazione con la terra di origine, ora non più confusa ma distinta.
Dott.ssa Tamara Mondini